Edicola Izar


Scultore: Felice Bialetti
Anno di costruzione: 1904
Ubicazione: Riparto IV, spazio 86

L’edicola della famiglia Izar si affaccia sul viale principale del Cimitero Monumentale, quello che dal Famedio conduce all’Ossario Centrale. Al culmine di una scalinata in pietra serpentina della Valcamonica che poggia su una base in granito di Biella, una figura femminile di spalle posa la sua mano sinistra su quelle di due giovani. I loro corpi, avvolti nei sudari, sono racchiusi all’interno di una bassa arcata sulla quale compaiono i loro ritratti, eseguiti con fedeltà fisionomica. Questa intensa composizione in bronzo, chiamata Fede, è sospesa tra il puntuale ma delicato realismo della donna abbigliata secondo la moda dell’epoca e la violenta e cruda drammaticità dei due potenti nudi maschili.

Il dolore, qui efficacemente rappresentato, è quello di Emilia Macchi, vedova di Federico Izar (1840-1880), che commissiona la sepoltura originariamente per il marito e per i figli, Marco e Giovanni Battista, anch’essi scomparsi prematuramente rispettivamente nel 1897 e nel 1902, a ventuno e ventidue anni. L’industriale Federico Izar, nell’ottobre del 1879, aveva fondato a Milano con il cognato Cesare Macchi (1858-1904) una officina metallurgica di grande successo. La ditta Macchi Izar e C. era specializzata soprattutto nella produzione di bulloni, dadi, ramponi, di chiavarde e arpioni per l’armamento ferroviario, treni, caldaie a vapore, ponti e tettoie. Anche Emilia, dal 1924, riposa nell’edicola Izar; la figlia Emma, scomparsa nel 1916, si trova invece accanto al marito, Francesco Pasquinelli (1867-1940) industriale tessile milanese e Cavaliere del Lavoro, nella sepoltura di famiglia (Riparto X, numero 178/181).

Autore del progetto del monumento, datato al giugno 1903 e realizzato entro l’anno successivo, è lo scultore pavese Felice Bialetti (1869-1906). Studente dell’Accademia di Brera di Milano dal 1892, Bialetti fu allievo di Enrico Butti (1847-1932); la sua opera più conosciuta è Pensiero Dominante, busto femminile in bronzo del 1903 circa, conservato presso la Galleria d’Arte Moderna di Milano. Al Cimitero Monumentale si veda anche l’edicola Bolgè (Riparto VI, spazio 131), opera del 1912 di Oreste Labò (1865-1929), che recupera un bronzo già esistente dello stesso Bialetti da poco scomparso, intitolato Lavoro o Mietitura.

 

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