Ubicazione: campo primitivo, zona sud, area B, cappella di famiglia n. 986
Vittore CATELLA
Nato a Trivero (BI) il 15 giugno 1910. Morto a Torino il 16 giugno 2000.
Nativo del Biellese, Catella frequenta il liceo Massimo d’Azeglio, fondando il gruppo sportivo scolastico. Fin da giovane è appassionato di sport, e pratica con assiduità e con eccellenti risultati rugby, atletica leggera, basket e il bob, partecipando in questa disciplina a due edizioni dei campionati Mondiali Universitari. Nel frattempo si laurea al Politecnico in ingegneria aeronautica, diventa pilota collaudatore per l’Esercito (conseguendo il grado di Tenente Colonnello), quindi per la Piaggio e per l’Aeronautica d’Italia. Nel 1962 assume la presidenza della Juventus: è in atto un ricambio generazionale e la Società viene trasformata da azienda privata con responsabilità limitata a società per azioni. Pur in un periodo difficile, riesce a vincere da massimo dirigente un campionato nel 1967 e una coppa Italia nel ’65. Nel 1971 lascia l’incarico a Giampiero Boniperti. Viene a mancare due giorni dopo aver festeggiato 90 anni.
Giancarlo CATELLA
Nato a TORINO il 9 settembre 1945 - Morto a TORINO il 26 dicembre 1988
Figlio del presidente juventino Vittore, Giancarlo Catella è dottore commercialista. Entra a far parte dei quadri dirigenziali bianconeri nel momento in cui il padre lascia la massima carica societaria. Nonostante il lavoro lo tenga molto sotto pressione, dalla sua elezione a consigliere juventino non manca mai ad alcuna gara della squadra, amandola seguire soprattutto in trasferta. Al termine di ogni incontro è solito scendere negli spogliatoi per confrontarsi con i giocatori, elogiandoli amichevolmente nei momenti di gioia e incoraggiandoli con altrettanta gentilezza dopo una prestazione negativa. Intrattiene con loro ottimi rapporti, che rasentano l’amicizia personale. Membro delle società Borini e Promo Costruzioni, e Zust Ambrosetti Trasporti, è sposato con Daniela, con la quale ha una figlia, soprannominata Vitti. Muore improvvisamente a 43 anni il giorno di Santo Stefano per un infarto, che rende inutile il trasporto all’ospedale Mauriziano.
(Testi e ricerca di Giovanni Arbuffi/Pianezza -To)